Città vivibili, circolari e resilienti: a che punto sono i capoluoghi italiani?
Argomento
E’ stato presentato il primo rapporto SNPA “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” che analizza l’evoluzione della qualità ambientale nei principali capoluoghi italiani. Ci sono numerosi segnali positivi: si “fa strada” la mobilità dolce e aumentano gli orti urbani; ma anche segnali di fragilità del territorio come le perdite idriche e l’eccessivo uso del suolo.
Perché è stato fatto questo rapporto sulle città? Perché la transizione ecologica in un paese fortemente urbanizzato come l’Italia, passa attraverso le città: è nei contesti urbani, infatti, che si giocano molte delle sfide ambientali della nostra epoca dal cambiamento climatico, al passaggio da un’economia lineare a quella circolare, fino alla crisi del rapporto uomo-ambiente.
Questo rapporto fotografa la transizione dei 20 capoluoghi di regione e Bolzano verso la sostenibilità urbana analizzando l’evoluzione in un arco temporale di 5 anni dei molteplici temi ambientali. Sono tre le chiavi di lettura:
- la vivibilità urbana, che indaga il rapporto ambiente e salute;
- la circolarità, volta ad analizzare l’efficienza nell’uso delle risorse naturali, dei materiali e dell’energia;
- la resilienza ai cambiamenti climatici, finalizzata a mettere a fuoco la capacità della città di reagire e adattarsi ai cambiamenti del clima.
Il quadro che ne emerge a livello nazionale è complessivamente positivo e con segnali di forte dinamismo, sia per la mobilità sostenibile, le piste ciclabili, la gestione dei rifiuti, il miglioramento della qualità dell’aria... Permangono le criticità “storiche” come le perdite idriche, la fragilità del territorio, l’uso poco sostenibile del suolo.
La situazione a Trieste
Analizzando il capoluogo del Friuli Venezia Giulia con la metodologia proposta da SNPA il quadro che ne emerge è sostanzialmente positivo. Nei cinque anni di indagine Trieste presenta dei trend in miglioramento per vivibilità e circolarità, stabili per quanto riguarda la resilienza.
Vivibilità
Segnali positivi sono registrati per la diminuzione delle polveri sottili, il miglioramento della percentuale di acque reflue conformi, l’aumento della densità delle piste ciclabili e delle aree pedonali (50,7 m2/100 abitanti nel 2018), un’incidenza elevata di aree verdi pubbliche urbane (14,6% del territorio comunale) e periurbane, l’aumento delle autovetture più ecologiche. Significativo il basso indice di incidentalità pari a 7,8 incidenti/1000 autovetture circolanti nel 2019, che rende Trieste tra i comuni più virtuosi.
Circolarità
Nel quinquennio di indagine sono stati conseguiti miglioramenti nei settori dei rifiuti, delle infrastrutture verdi, nella riduzione dei consumi idrici, nella mobilità e nei trasporti. In tema di infrastrutture verdi, la superficie destinata ad orti urbani è aumentata notevolmente dal 2012 al 2019. In aumento la quota del parco auto ibride/elettriche sul totale parco autovetture, che raggiunge il 2,4% a fine 2020 a partire dallo 0,4% nel 2015. Permangono invece delle criticità per quanto riguarda la produzione di rifiuti urbani pro capite.
Resilienza
Nel comune di Trieste la produzione elettrica da fonti rinnovabili, utile al fine di fronteggiare eventuali crisi energetiche esterne quali, ad esempio, blackout dovuti a eventi estremi, trova un riscontro positivo con un aumento della percentuale che va dal 5,2% del 2017 al 5,6% del 2020. Le politiche riguardanti altri settori dovrebbero invece essere meglio orientate al fine di ottenere una maggior efficacia in ambito di adattamento ai cambiamenti climatici. In particolare deve essere ancora migliorata la rete di distribuzione dell’acqua che presenta ancora perdite del 41,5% nel 2018, seppure in diminuzione e comunque al di sotto della soglia nazionale (42%). Le ondate di calore a Trieste sono più numerose rispetto agli altri capoluoghi del campione (22 giorni nel 2019), mentre l’impermeabilizzazione del suolo nel 2020 è tra quelli più bassi tra i comuni analizzati. Infine le infrastrutture verdi, cioè la superficie vegetata di proprietà pubblica e privata sulla superficie urbanizzata, pari al 51%, si mantiene costante nel tempo (2016-2020).
Per approfondire
Ultimo aggiornamento 4/7/2022
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